Il canneto nei corsi d’acqua.
Vediamo sempre più spesso gli argini dei fiumi e dei fossati spogliati delle naturali piante e canneti per l’intervento dell’uomo.
La tendenza a eliminare ogni pianta è un fenomeno sempre più frequente e costoso che crea un serio problema di desertificazione e di mancanza di depurazione delle acque.
Infatti negli ultimi anni le acque sono sempre più torbide, scure e prive di vita, talmente sono alti i livelli di nitrati, fosforo e altri inquinanti.
Per una parziale depurazione delle acque è necessario il canneto, una sola pianticella depura molte decine di litri di acqua al giorno, fino al 70% dalle materie inquinanti.
Con le varie bonifiche condotte in diverse epoche (Romani, Benedettini, Repubblica Veneziana e l’epoca del Fascismo) i fiumi del delta si sono ridotti a dei condotti d’acqua senza più una regolare depurazione naturale delle acque.
Questa mancanza comporta gravi danni a tutti i livelli, specie per il turismo di qualità e l’agricoltura, ma l’allarme più evidente è nella desertificazione delle specie animali e vegetali.
Non bisogna identificare un argine di fiume, consolidato dal canneto, un posto malsano e pieno di bestie nocive: ciò non è vero perché tutto in natura ha una funzione molto importante e utile anche all’uomo, oltre che alle altre specie.
Naturalmente il concetto non è valido per le specie che non sono autoctone.
Per questo molti consorzi del Veneto fra cui quelli di Rovigo stanno sperimentando la fitodepurazione, cioè la naturale depurazione delle acque attraverso il canneto palustre che ha sempre svolto ottimamente questa funzione.
Molto spesso le persone che abitano nelle vicinanze dei fiumi si lamentano e invocano tagli più frequenti dei canneti da parte dei consorzi di bonifica, ma questo è un grosso danno per tutti. Ricordiamo che nei primi anni ‘70 le acque dei fiumi della pianura Padana erano ancora limpide e si poteva fare il bagno ovunque.
Poi, già nel 1976, era impossibile vedere il fondo del fiume e questo si è verificato per la falciatura degli argini e per le sostanze inquinanti usate in agricoltura e nell’industria.
Anche per le poche oasi verdi esistenti e per alcuni fossati vicini ad insediamenti umani si invocano tagli degli arbusti e dell’erba, per paura di qualche biscia, rospo o piccoli roditori di campagna.
Con questo uso indiscriminato dei tagli si desertifica il territorio, rendendo impossibile la vita di tutti quegli animaletti autoctoni che ci hanno permesso la biodiversità fino ad oggi.
Invece chi ha la fortuna di abitare vicino ad aree verdi dovrebbe compiacersi che la zona non è ancora inquinata e i rivelatori sono proprio gli animaletti.