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La figura della madre in poesia: Delle madri, libro di Marina Minet

“[…] Sbiadisco le sembianze – l’istinto è quasi infermo/ le attese della sera già scemano sul volto/ fermando un altro inverno come istante/ Ancora sono madre/ lo dico ad ogni passo, mentendo al mio calcagno/ con le domande uccise/ e i batticuori sepolti nella schiena// […]” – “Ancora sono madre”

“Delle madri”, raccolta della poetessa Marina Minet, è un prodotto artigianale di alta qualità ed edito nel 2015 su carte pregiate da Edizioni L’Arca Felice. Cinquantasettesimo titolo della collana “Coincidenze”, curata da Mario Fresa, è stato pubblicato in 199 esemplari numerati. Le illustrazioni presenti portano la firma del pittore Roberto Matarazzo.

“Delle madri” è strutturato in due parti, nella prima troviamo le liriche: Il grembo prodigioso, Madri, Mancanze, Mi hanno sottratto un nome, Sigillo, Leghe, Onde, C’è un pezzo di carne in ogni cosa, Del respiro, Ancora sono madre, Colori imperfetti, Di Figlio; nella seconda: Alle tue mani, Eri tu, Il nervo che ci scalda, Del perdono, Neve a Settembre, L’incendiaria cognizione (disincanto), Lascia che sia, Anche le querce oscillano talvolta, Di Madre, Prima di partire, Epilogo, Ciò che non dimentico. La silloge si apre con L’amore dentro e oltre l’imperfezione, prefazione della poetessa Maria Pina Ciancio, e termina con due Note finali a firma di Mario Fresa e Pierino Gallo.

Ancora sono madre/ In questa scelta, spogliandomi le ossa/ conservo questo credo come coperta illesa/ Sotto la nebbia, stordendomi le mani/ somiglio appena al vento che incide le montagne/ Oltre l’ignoto, che al dubbio m’impaurisce/ non cedo l’illusione e penso ancora/ ai nastri che ho intrecciato/ pesando il pane insieme alle mie colpe// […]” – “Ancora sono madre”

Come suggerisce il titolo, Marina Minet tende ed intende trattare il tema della maternità ristabilendo una connessione con un vicino passato, se ragionato attraverso la linea temporale, ma di così atavica memoria da esser oggi inserito nel rituale della mitologia. Così appaiono le madri che, nell’azione di pesare il pane, si sporgono verso il ricordo della creazione dei cestini con i nastri intrecciati bilanciando le mancanze come i peccati che hanno solcato i giorni. L’anima – πνεῦμα – esente dalla materia somiglia al vento che vaga oltre l’ignoto senza cedere all’illusione perché intenta nel gesto antico del pane. Simbolo del nutrimento fisico e spirituale, il pane è presente in altri tre versi di differenti canti accostato al silenzio, all’essere ed alla comunione: “col silenzio accanto al pane”, “in fondo siamo pane”, “il vino e il pane, in comunione”.

Tatto, battito, canto, senso, artiglio, angoscia, cuore e nome: la madre descritta da Marina Minet è in equilibrio tra la gioia del generare ed il patimento dato dall’estenuante ricerca del senso stesso della vita. Contrappeso che trasporta in riflessioni gravi e gravide di parole quali destino e sfortuna: “[…] Non so se sia dei luoghi/ la causa del destino/ o se sia il sangue, la fonte dei lamenti/ che ci portiamo dentro senza nome/ come sfortune incolte/ Oppure se dovunque sia del sé/ la scelta d’ogni singolo paesaggio/ che attraversiamo nudi/ fino a sfinirci gli anni// […]” (“Alle tue mani”). Parole nelle quali la madre è presentata con le due contrastanti immagini della fortezza da espugnare e del grano che, libero, oscilla, come se la mente – l’atto del parlare – fosse quella guerra atta alla conquista mentre il gesto – l’atto del cogliere – fosse la pace atta alla semplicità.

Maria Pina Ciancio sottolinea nella prefazione: “Vibra in questi versi l’esaltazione della maternità (“il grembo prodigioso”), delle sue fasi e dei suoi mutamenti, l’amore verso i figli e viceversa. Un amore primordiale e viscerale carico di infinite sfumature e mutamenti, che mette a nudo tutta la forza espressiva e l’originalità stilistica della sua poesia. La capacità di ascoltare voci e silenzi (fuori e dentro di sé) e di tracciare attraverso i versi, mappe illuminanti e folgoranti di pensiero.”

La Sardegna non è palesata in alcuna lirica eppure la presenza è avvertita dai lettori che ne hanno avuto conoscenza, esperienza. Marina Minet cela e disvela l’isola inserendola nel dialogo come figura di madre: “[…] La fierezza uguale ai gigli/ è l’esempio che mi hai dato/ sorvegliando il mio respiro e l’orizzonte/ mentre il mare ti scalfiva le ferite/ canzonando la speranza ch’era il cielo// […](“Eri tu”), versi in cui l’immagine percorre l’estesa spiaggia di Sorso – paese d’origine della poetessa – nella quale si può ammirare una distesa di gigli bianchi che, nei mesi estivi, fioriscono selvatici e spontanei. Ed ancor più il giglio è rappresentazione della madre se viene accostato al mito greco nel quale dai seni di Era, impegnata a nutrire Ercole, caddero alcune gocce di latte che in alto formarono la Via Lattea ed in basso i gigli.

“[…] È il bagliore di quel mare che mi manca/ […] La mia terra è un vento informe […]” – “Prima di partire”

 

Teresa Anna Biccai, in arte Marina Minet, è nata a Sorso in Sardegna. Tra le sue pubblicazioni: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009), “So di mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010), “Onorano il castigo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2012), “Lo stile di Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), “Delle madri” (Edizioni L’Arca Felice 2015) e Scritti d’inverno (a cura del premio Città di Taranto, 2017); si citano i romanzi collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni, 2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009); il poemetto in prosa-poetica “Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto” (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006); la fiaba per bambini pubblicata nell’antologia “A mezz’aria” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006); il racconto-poema “Metamorfosi nascoste” apparso nell’antologia “Unanimemente” (Ed. Zona 2011); compare nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria” (Exosphere PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros” (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del grembo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).

 

Mario Fresa nella Nota finale scrive: “In questi versi, l’amarezza e il male che così spesso feriscono l’esistenza assumono il timbro e il colore di un’impreveduta dolcezza che sembra tutto assolvere e liberare; sembra, dico, perché sempre si avverte la presenza, lontana ma fortissima, di un’ombra lunga, di un aspro e duro patimento che, mostrandosi dal fondo del suo amaro silenzio, vuole potentemente rivelarci – in un istante – l’ineffabile incomprensibilità di ogni evento umano.”

 

Pierino Gallo nella Nota finale scrive: “È nell’esatta congiunzione tra la memoria e i luoghi che si espleta la catarsi del poeta, ed è in questo vento informe che occorre ricercare la ricchezza della poesia di Marina Minet.”

 

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

Acquista il libro http://edizionilarcafelice.blogspot.com/2015/06/marina-minet-delle-madri.html

Sito autrice https://ritualimarinaminet.wordpress.com/

 

Fonte

https://oubliettemagazine.com/2023/02/12/delle-madri-di-marina-minet-il-grembo-prodigioso-e-delta-e-causa-eterna/