Le relazioni psicologia-cibo
Chiedere aiuto a uno psicologo non significa essere matti
Essere psicologo o fare attività di psicologia significa fare attività di diagnosi, abilitazione-riabilitazione e sostegno in ambito psicologico rivolte alle persone e ai gruppi.
L'attività di sostegno può essere svolta tanto in situazioni di effettiva patologia come disturbi d'ansia, disturbi dell'umore e dell'affettività, situazioni quest'ultime a cui si può integrare un percorso psicoterapico, tanto in situazioni di disagio simil-patologiche senza essere però ascrivibili in tale categoria.
Inoltre un sostegno psicologico può essere di notevole aiuto anche in situazioni in cui pur non essendoci particolari disagi si vogliano limare alcuni aspetti delle proprie cognizioni e dei propri comportamenti.
In questi ultimi due casi si può parlare sia di un processo riabilitativo ma soprattutto di prevenzione in quanto una situazione di disagio non curata potrebbe evolversi in una vera e propria patologia laddove invece un intervento immediato ridurrebbe notevolmente tale rischio oltre a fornire all'utente/paziente strumenti che possano consentirgli di affrontare diversamente altre situazioni stressanti che potrebbero essere essi stessi causa di ulteriori disagi.
Chiedere aiuto, soprattutto a un esperto, non è assolutamente sinonimo di debolezza ma anzi di forza, forza di riconoscere il proprio disagio, di volerlo superare e di riconoscere i propri limiti per affrontarlo.
Chiedere aiuto a uno psicologo non significa essere matti, questo è un mito da sfatare...............
Riconoscere un proprio problema e chiedere aiuto a un professionista significa assumersi la responsabilità di se stessi.
Cosa nasconde il rapporto con il cibo?
Di che cosa si ha davvero fame?
Queste sono le semplici domande da porsi quando siamo tormentati dal desiderio di mangiare.
Nel cibo sono sintetizzate le regole della convivialità, le tradizioni, i tabù, i valori di ogni cultura. Molto spesso le persone comunicano attraverso il cibo i loro stati d'animo, le paure, le loro emozioni. La difficoltà per l'individuo è quella di riuscire a interpretarle e trovare un senso oltre il cibo.
Il cibo è considerato come un analgesico in certe situazioni di disagio psicologico anche se è evidente che ai problemi precedenti se ne vanno ad aggiungere altri: cattive e irregolar. abitudini alimentari. La fame emotiva interferisce spesso con un programma di dimagrimento in quanto il cibo viene usato come mezzo per reagire a delle emozioni, allontanando l'attenzione da quegli stati emotivi che ci riesce difficile tollerare. Mangiare non significa semplicemente soddisfare la sensazione fisica della fame.
Spesso assumiamo cibo in maniera incontrollata indipendentemente dal senso di fame e da quello di sazietà, mescoliamo emozioni e cibo e usiamo quest'ultimo per far fronte alle emozioni. Per riuscire a trovare l'equilibro alimentare, l'equilibrio comunicativo e quello emotivo è necessario investire del tempo verso se stessi e fermarsi a riflettere.
Il centro KEIRON propone un servizio di sostegno psicologico e di psicoterapia a quanti sentono il bisogno di affrontare e vivere in modo costruttivo le difficoltà e le complicazioni che il disagio psicologico comporta.