Mi prende d’amore una forma di Nadia Alberici: la postfazione dell’editore Silvano Negretto
“Poesia/ mi avvolge
sottovoce mi parla/ Vibra/ fino a sfibrare le corde sottese/ Accende/ fuoco o
luce o caldo emisfero/ Parla/ con le mani e la bocca/ Trascende/ corpo in
primavera/ Rinasce/ di vita una stilla/ Riprende”
Le Domande sulla
Vita, sul Bene o sull’Amore?
Nadia indaga il senso delle proprie emozioni qui e ora, delle sensazioni di questa notte,
dell’amore in determinati momenti di attesa, di fuggevoli inquietudini o illusioni.
La sua poetica,
proprio per questi limiti posti a ogni speculazione metafisica, risponde
per altre vie, stimolanti quanto originali, a quei perenni quesiti, mai risolti
né risolubili sul piano concettuale.
In queste poesie, mai
troviamo il lamento, ma sempre una vitalità pensosa, inquieta, non
rammaricata del passato, e invece sorpresa del mistero, dell’ineffabile. Le parole non bastano mai, anche se
aiutano, per rispondere ai nostri dubbi; e il dubbio non è mai sofferenza, è presa d’atto cosciente della misteriosa
bellezza della Materia o Natura vivente di cui Nadia si sente parte.
L’anima, anche quando
appare sconvolta dalle emozioni, anche quando rischia di “perdere il
senso”, trova stabilità nella “terra inerte”, nella natura stabilmente viva,
nella quale con meraviglia siamo immersi.
Nelle poesie d’amore, prevale l’osservazione realistica dell’ambiguità del
vivere, positivamente vissuta nella cruda quanto “vellutata” memoria delle
piacevoli, inquietanti, “vibrazioni” della carne.
Il faticoso percorso
del soggetto pensante, quando si fa accettazione cosciente dell’altro da sé
(oggetti eventi passioni), trova un sicuro punto d’approdo nel permanere, forte
e sempre vigile, di memorie personali
depurate da ogni eccesso passionale, quasi fossero osservate dall’esterno.
Nadia evita in modo
deliberato ogni intima “confessione”, troppo spesso in molti altri autori
dilatata e compiaciuta, che può infastidire il lettore più esigente: il suo
percorso di studio e pratica letteraria è pluridecennale; e in questi ultimi
anni si è concentrata sul linguaggio,
che si presenta ora asciutto, scarno quanto intenso, a volte inquietante, quasi
sempre sorprendente nell’uso inedito di metafore metonimie e sinestesie…
L’uso di figure
retoriche non è didascalico né forzato: l’Autrice riesce a raggiungere
quella sintesi di esperienza vissuta e di controllo della razionalità
cosciente, che i filosofi dell’arte poetica – da Aristotele a Kant –
individuarono come condizione necessaria di una poesia che ambisca ad essere
“universale”.
Il poeta si imbatte,
più volte, nella scoperta del mistero, dell’ineffabile senso del vivere
quotidiano. Sebbene parli soprattutto delle cose, degli elementi immobili o
viventi della natura, non è su quelli che Nadia focalizza il suo sguardo
poetico.
Il suo è infatti uno
sguardo interiore, e la suggestione dei suoi versi sta nell’allusione a un
“altrove” che solo nel silenzio – fuori da quel mondo comunicativo
“commerciale” che Heidegger chiamava “la chiacchiera” – può cominciare a svelarsi come Verità.
Per certi pensatori,
Heidegger e Lévinas ad esempio, è l’indicibile che costituisce l’obiettivo
proprio della filosofia: mentre il silenzio è la condizione necessaria, per la
poesia, di parlare dell’indicibile. Se mancasse il silenzio, la poesia si
ridurrebbe a un semplice divertente inutile gioco.
Alcuni grandi
classici della letteratura, come Leopardi o Baudelaire, o un uomo del
Novecento come Pavese, hanno sottolineato questo lato originale quanto
essenziale del lavoro poetico: dagli oggetti ed eventi naturali o umani,
persino dai sentimenti o movimenti dell’anima, il poeta parte per guardare al di là di questi.
Le immagini suggestive, quasi sempre inedite, di cui Nadia felicemente si avvale,
nascono proprio da questo sguardo che cerca l’altrove, e che sperimenta il dolce naufragio – di leopardiana memoria – di
ogni parola comune, ovvero del banale ripetitivo ambito della comunicazione
intersoggettiva o sociale quotidiana.
La Verità dell’indicibile è così misteriosa e suggestiva perché si nasconde “dis-velandosi” solo nel
linguaggio creativo del poeta: molto più che nel discorso argomentativo
sillogizzante delle scienze e della filosofia.
Non pretendevo esaurire in queste mie scarne considerazioni l’intero percorso poetico di Nadia
Alberici.
Era soltanto mia intenzione evidenziare i motivi che mi
hanno indotto a pubblicare, come un dono
che l’editore fa ai suoi lettori, la recente produzione di questa Autrice:
una voce sincera e fuori dal coro, della quale sono convinto che sentiremo
parlare anche in futuro.
Concludo con un
recente inedito di Nadia Alberici, tratto dal suo blog Forse Poesia:
“Pochi passi stamane
in questo legame di cielo/ e strade/ Letture di poesie smuovono occhi e
grovigli/ Ho nuotato senza saper nuotare/ E prostrata sono rimasta in questo
lago/ Quasi senza vestiti/ Non importa, mi farei lisciare le ossa/ da questo
mondo che non serve a nulla/ Se bevo poesia.” ‒ “Se bevo Poesia”
Written by Silvano
Negretto
Info
Blog Nadia Alberici
https://sibillla5.wordpress.com/
Sito Negretto Editore
http://www.negrettoeditore.it/
Acquista “Mi prende d’amore una forma”
https://www.ibs.it/mi-prende-d-amore-una-forma-libro-nadia-alberici/e/9788895967318
Recensioni “Mi prende d’amore una forma”
http://oubliettemagazine.com/tag/nadia-alberici/
Facebook Negretto Editore
https://www.facebook.com/negrettoeditoremantova/
Sito Odori Suoni Colori
http://www.odorisuonicolori.it/
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2018/10/23/mi-prende-damore-una-forma-di-nadia-alberici-la-postfazione-delleditore-silvano-negretto/