Alessia Mocci intervista Sergio Messere: ecco la raccolta Fibre di possibilità
“Considero la poesia non propriamente una forma d’arte,
quanto una “proto-arte”, in quanto è un qualcosa di profondamente viscerale che
si origina nell’Uomo prima della nascita della scrittura e del linguaggio
stesso. Cosa è scattato nel primo Uomo che ha sentito l’esigenza di commemorare
i propri cari?” – Sergio Messere
Domandarsi sull’origine, sia del pianeta Terra che ci ospita
sia della nascita dell’esigenza di commemorare i propri cari, è un
atteggiamento nobile con il quale condurre la propria esistenza. Nobile ed
inevitabile perché le domande avvengono, accadono e se si sceglie di non
ascoltarle, queste riemergono come ostinati semi che, con il germoglio, tendono
verso la luce.
“Fibre di possibilità”, edito da LFA Publisher nel
2021, è suddiviso in sette capitoli che principiano con una tela od uno schizzo
dell’artista Pietro Tavani. L’autore, Sergio Messere, diplomato in
elettronica industriale lavora dal 1991 come tecnico di settore in un centro di
coordinamento e supervisione di reti Mediaset ed altre emittenti private. Appassionato
lettore di romanzi classici, paranormale e fantascienza, pratica running e si
diletta in cucina.
Ha esordito nel 2013 con il romanzo “Generazione oltre la
linea” (Prospettiva Editrice), alcune poesie sono state pubblicate su
antologie quali “Forme liquide” e “I glocalizzati” (deComporre Edizioni 2014);
il racconto “Lo Scrigno di Santa Rosa” nell’antologia “Tardomoderno
immaginario” (Limina Mentis 2015). Nel 2015 ha vinto la sezione di poesia della
prima edizione del contest “Radici, impulso e rivoluzione” con l’opera “Il
manifesto dell’iconoclastia”.
Sergio Messere si è mostrato molto disponibile nel
rispondere a qualche domanda sulla sua silloge “Fibre di possibilità” così da
sviscerare il suo mondo poetico. Si augura buona lettura!
A.M.: Ciao Sergio, ti ringrazio per il tempo che hai
voluto dedicarmi, sono lieta di poter presentare ai lettori la tua nuova
pubblicazione “Fibre di possibilità”. Il tuo esordio in editoria è stato nel
2013 con il romanzo distopico “Generazione oltre la linea” edito da Prospettiva
Editrice, ci puoi brevemente racconta la trama?
Sergio Messere: Buongiorno a tutti. Nel romanzo che hai
citato, narro l’esperienza a dir poco stravagante di un gruppo di diciotto
ragazzi nell’anno 2040, nell’immaginaria metropoli di Sìagora, sui lidi
dell’Alto Lazio. Qui, un misterioso uomo navigato di nome Gabriel, di origine
armena, tiene una sorta di scuola di vita chiamata “Istituto del pieno sviluppo
delle risorse di gioventù”. Saranno giorni molto intensi: amore, amicizie, ma
anche alleanze e scontri duri; esperienze di tornei sportivi, dibattiti e altre
esperienze borderline che non voglio svelare. Qual è il vero obiettivo di
questo ambiguo maestro?
A.M.: Quando è nata in te la necessità di scrivere in
versi? Romanzo e poesia sono andati all’unisono oppure ci sono stati momenti in
cui hai scritto solo in versi?
Sergio Messere: Ho iniziato da piccolo scrivendo brevi storie.
Successivamente, a partire dai vent’anni, ho iniziato a comporre istintivamente
poesie. Dopo diversi lustri, sono riuscito a completare il romanzo “Generazione
oltre la linea”: un lavoro, vi assicuro, che mi ha assorbito non poche energie,
essendo maniacale e dovendo documentarmi sulle materie più disparate e
approfondire svariati personaggi caratterizzati. Del resto, un romanzo corale
nasconde sempre molte insidie, rischiando di seminare confusione nella testa
del lettore.
Ritornando alla poesia, in “Fibre di Possibilità” sono
confluiti tutti i versi di un trentennio; quelli che non ho inserito è perché
sono stati stracciati nel tempo. Come hai già evidenziato nella tua analisi,
sono contenute poesie eterogenee, le condizioni di fasi di vita così lontane si
sono riflesse giocoforza nelle pagine assai diverse per l’ispirazione stessa, i
contenuti e lo stile. Considero la poesia non propriamente una forma d’arte,
quanto una “proto-arte”, in quanto è un qualcosa di profondamente viscerale che
si origina nell’Uomo prima della nascita della scrittura e del linguaggio
stesso. Cosa è scattato nel primo Uomo che ha sentito l’esigenza di commemorare
i propri cari? E perché, a un certo punto, si è iniziato a rappresentare le
scene di vita quotidiana – come la caccia e altro – sulle pareti di grotte? Per
non parlare delle prime forme di religione, in cui si veneravano le potenze
primordiali della Natura.
C’era già tutto in noi, doveva solamente – come ricorda
Telmo Pievani – scattare l’innesto giusto per il decollo dell’intelligenza e
della stessa civiltà umana. Mulina a intermittenza un pensiero che mi fa venire
i brividi: “C’è stato un momento in cui eravamo grandi e noi non lo
sapevamo.”
Riguardo al titolo, il passato, il presente e il futuro –
come ci insegna la fisica quantistica con il concetto di entanglement; le
correlazioni fra gli astri, le specie, i popoli e gli individui stessi, sino
alle particelle subatomiche, orbene, per me ogni cosa è intimamente collegata
al Tutto, a una ipotetica intricata e sterminata “rete di possibilità”…
A.M.: Nel capitolo Vibrazioni troviamo la
lirica “A Laura”, nome che riporta alla memoria un personaggio di Generazione
oltre la linea, una ragazza che il protagonista Dani incontrerà in un ottobre
del 2040.
Sergio Messere: Parto da lontano e farò una sintesi. All’incirca
quando avevo venti anni, durante il servizio militare, una figura di donna si
impossessò a poco a poco della mia mente. Quando iniziai a “fantasticare” nel
parlare con lei, già di fatto il volto e quelle sembianze mi erano dinnanzi in
ogni dettaglio: viso tondo, occhi grandi e lineamenti regolari, capelli quasi
neri raccolti a cipolla; idem per la corporatura rotonda ma non molliccia. In
seguito, negli anni, si delineò il quadro che era una studentessa di medicina,
molto preparata e scrupolosa, e, a un certo punto, ne erano sempre più chiari
le movenze e i gesti peculiari. L’ho sempre considerata mia coetanea e
profondamente intelligente e seria. Negli anni, in ogni momento di
difficoltà/spaesamento (sono estremamente fragile, o meglio, per metà forte e
per metà fragile), mi sono rivolto a Lei – o è apparsa spontaneamente Lei, fate
vobis. Insomma, quando posso mi ci aggrappo moralmente in modo spudorato! Mi
conforta senza se e senza ma: una presenza discreta, assolutamente non carnale,
del tutto coerente.
E non a caso le ho trovato un posticino di assoluto primo
piano nel mio romanzo, dove però si presenta in una veste differente: austera,
a tratti acida con la voce narrante Dani, e distante dalla Laura spirituale
della mia realtà, in cui è assurta a tutti gli effetti a una figura di
spirito-guida. Nei miei viaggi mentali, non ho ancora capito che
specializzazione di Medicina stia frequentando, né sono riuscito mai a
incontrarla nei sogni notturni, nonostante i bizzarri propositi e desideri…
A.M.: Nel capitolo Scorci leggiamo nella
poesia “1980”: “[…] … i tempi/ dell’adolescenza/ alla scuola media:/ i primi
brividi soffusi/ alla vista/ di seni acerbi/ in espansione/ per una risata/ o
per un saltello;/ e le battaglie/ a “pallaguerra”/ nel cortile grigio/ tra
occhi obliqui/ e figure flessuose.// […]”. L’Io racconta della giovinezza ai
tempi della scuola media descrivendo dei “giovani felici/ ma ignari”. Ci
vuoi raccontare la genesi di questi versi?
Sergio Messere: Una poesia del ciclo luminoso, realismo
puro. Un affresco e al tempo stesso è un omaggio agli anni Ottanta, che
considero, al pari dei Sessanta e Settanta, un decennio meraviglioso e
pullulante di fermenti, gioia di vivere, condivisione, spensieratezza,
innovazioni continue. Una poesia che è lo scrigno dei ricordi della mia
giovinezza, dai giochi di cortile alle escursioni con gli scout, dai primi
sussulti delle Medie alle giornate sui banchi dell’istituto industriale.
Ricordi indelebili che mi tormentano, che sprigionano una nostalgia all’ennesima
potenza, perché custodi di un qualcosa che non potrà più tornare – anche se è
giusto così. Tuttavia è troppo più forte di noi: abbiamo sempre bisogno di
ritornare ai nostri anni verdi, di cui – curioso a dirlo – serbiamo un ricordo
più nitido, in genere, delle esperienze positive. Riguardo questa nostalgia,
quando rivedo in particolare una vecchia foto di una giornata in classe (l'ho
già postata su Facebook) una certa commozione mi pervade: un po' come Odisseo
quando sente narrare le sue (loro gesta) contro Ilio molti anni dopo.
Discorso a parte merita la dedica di 1980 al mio compagno
dell’Industriale. Un amico speciale e sensibile che ha interrotto il proprio
viaggio anzitempo.
A.M.: L’ultimo capitolo di “Fibre di
possibilità” è intitolato Psicoalchimie e coni d’ombra, troviamo qui “Il
ministro dell’Ordine” nella quale scrivi: “[…] Mi avvicino./ Una colonna
azzurra/ mi aspira./ Rifulgono e mi chiamano/ magnetici/ i tuoi globi algidi,/
errante siderea;/ cedo alle tue lusinghe…/ le tue voluttuose tenaglie/ mi
serrano…/ o NO!/ Necessito solo/ di Ordine.// […]”. Che significato dai
alla parola “psicoalchimia”? Ed in che cosa consiste l’Ordine?
Sergio Messere: Per “psicoalchimie” mi riferisco alle
“variazioni di stato” all’interno del teatro della nostra mente (prendendo
spunto grossolanamente dagli alchimisti medioevali che sostenevano di
trasmutare alcuni metalli in oro). Per le “variazioni di stato” mi sono
ispirato agli insegnamenti del maestro Gurdjieff (si rimanda la lettura
ammaliante di “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, del discepolo Petr
Uspenskij).
Secondo il suo pensiero, sussistono sette livelli di
crescita dell’essere umano: dall’Uomo n° 1 che è quello più comune e vive
prevalentemente nella materia, si passa poi al n°2 (tipo emozionale), al 3
(intellettuale), quindi il 4 (gli yogi e i mistici sufi), il 5 (l’Uomo della
consapevolezza, seppure non costante), il 6 (Uomo che è riuscito a raggiungere
il suo centro), sino ad arrivare al rarissimo Uomo n° 7 (Buddha). Occupandosi
l’ultimo capitolo di esperienze al di fuori dell’ordinario, mi riferisco a
“coni d’ombra” in quanto ci si viene proprio a trovare in una zona grigia della
coscienza, protesi verso una dimensione separata dalla nostra, una dimensione
altra.
Nella poesia in questione, il protagonista si viene a
trovare in un bizzarro caso di abduction e, l’intimo contatto con l’“errante
siderea”, indubbiamente traumatico, lo porta a essere manipolato in quegli istanti,
da qui la sua dipendenza assoluta e necessità di Ordine, ovverosia la
sottomissione a un nuovo codice etico e il raggiungimento di una condizione di
coscienza alterata, non umana, presumibilmente superiore.
A.M.: Sono svariate le liriche in cui tratti della
molteplicità del tema amoroso, come se esistessero varie forme d’amore. Puoi
farci qualche esempio?
Sergio Messere: L’amore è un qualcosa di potentemente
complesso, molteplice, molto più di un sentimento come l’odio. Quando ci
riferiamo all’amore che abbiamo provato o proviamo tuttora verso un altro
essere, cosa s’intende precisamente? Siamo in grado con un semplice termine di
racchiudere questo microuniverso?
Ecco quindi la genesi di versi variegati: si passa
dall’amore spirituale verso Laura a quello sofferto e quotidiano di Nervi di
nylon; dall’amore che ci sussurra i misteri d’Oriente di Zeila o sconfina nella
dimensione subatomica di Colata, a quello leggero, inebriato dai vapori del
“santo mosto” di Melodie di ottobre; dalla forma senza regole e senza un domani
di Anarchia d’amore a quella consistente e rassicurante di A casa, Simbiosi, La
tua voce, Ritorno e Amicizia.
E poi ancora, il tema amoroso ecumenico, universale,
verso il mondo dei versi di Espansione, Scintilla e Vitae; il tema di stampo
fiabesco del Mondo nuovo e, all’opposto, la forma animalesca e conflittuale di
Amore barbaro; la forma caotica, collettiva, degenerata e sintetica di
Hypnotica.
Infine, una menzione speciale a due poesie a cui sono
particolarmente affezionato: Idea e Lo scivolo della mente. Nella prima, siamo
al cospetto di un amore potente, siderale, oscuro – che slitta da una
prospettiva all’altra – paragonato ora a una “schiera di angeli su destrieri”,
ora a una costellazione poco visibile (Macchina pneumatica), ora a un viaggio
da pendolare in metropolitana, ora al trionfante epilogo onnivoro di un buco
nero. Nella seconda, impera la forma prettamente cerebrale, dove a poco a poco,
scivolando “sulle pareti di un cono rovesciato”, si perviene all’utopia che
vede due menti fondersi in una.
A.M.: Sabato 21 maggio sarai ospite presso lo stand
di LFA Publisher al Salone del Libro di Torino dalle 16:00 alle 17:00. Che cosa
ti aspetti da questa partecipazione?
Sergio Messere: Non penso al numero di copie vendute e
firmate, nel senso che per me questo deve essere nient’altro che un “effetto
collaterale”. Vorrei semplicemente godermi quelle giornate col massimo della
vitalità, parlare con chiunque, dagli addetti ai lavori ai semplici passanti
che si avvicinano curiosi ai libri sui tavoli, gustarmi un cappuccino con una
brioche iperfarcita in compagnia, guardare negli occhi i malcapitati che mi
chiedono una firma per la silloge. Insomma, il solito Sergio. Però posso
anticiparvi che, qualche giorno prima, il 19 maggio alle 10:40 sarò ospite nel
programma letterario di Radio Dora.
A distanza di otto anni dalla mia prima apparizione al
Salone, vorrei ringraziare, per l’opportunità avuta, l’editore Lello Lucignano
della LFA Publisher e tutto il nutrito staff che, giorno dopo giorno, ci
mettono passione e qualità in questo lavoro-vocazione. Mi piace pensare
all’editoria come una vera e propria “Officina del libro”.
A.M.: Oltre al Salone del Libro hai già organizzato
altre presentazioni del libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sergio Messere: A breve organizzerò, con l’ausilio di
Serena Piergotti, un evento di letture della silloge presso la nuova biblioteca
del comune dove vivo, Fonte Nuova. Questo reading poetico è stato inserito nel
maggio dei libri 2022. Ne darò comunicazione su Facebook e sugli altri social,
come anche per i futuri eventi letterari, compresa la partecipazione alla Fiera
del Libro di Roma a dicembre.
A.M.: Salutiamoci con una citazione…
Sergio Messere: Avendo già accennato all’inizio ad un
maestro armeno, come non concludere con un pensiero di Georges Ivanovič
Gurdjieff?
“L’illusione suprema dell’uomo è la sua convinzione di
poter fare. Tutti pensano di poter fare, ma nessuno fa niente. Tutto accade.”
Grazie, Alessia, per la disponibilità e un salutone a
tutti i divoratori di libri! Spero di vedervi numerosi e schizzati al Salone di
Torino.
A.M.: Sergio, ti ringrazio per come hai affrontato
questa intervista, sei riuscito a citare svariate tue liriche donandoti
completamente al lettore che, penso, gradirà. In chiusura seguo la tua scia e
cito Jeanne de Salzmann, allieva di Gurdjieff: “Cercate per un momento di
accettare l’idea che non siete quello che credete di essere,/ che vi stimate
troppo, dunque che mentite a voi stessi./ Che vi mentite sempre, ogni momento,
tutto il giorno, tutta la vita./ Che la menzogna vi governa a tal punto da non
poterla controllare./ Siete preda della menzogna./ […]”
Written by Alessia Mocci
Info
Acquista “Fibre di possibilità”
https://www.mondadoristore.it/Fibre-di-possibilita-Sergio-Messere/eai978883343383/
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