Intervista di Alessia Mocci ad Angelo Lamberti: vi presentiamo Il pompiere salta cavallerescamente il kamikaze
“[…] E non ho tempo di guardare se fuori/ è
rimasta la comicità della luna/ o la crudeltà dell’alba.” ‒ “La casa dell’infanzia”
“Il pompiere salta cavallerescamente
il kamikaze” edito
nel 2010 dalla casa editrice Negretto
Editore è una silloge poetica di Angelo
Lamberti. L’autore nato nel 1942 a Castel d’Ario, in provincia di Mantova, vanta un ricco curriculum di pubblicazioni
tra poesia e teatro.
Ricordiamo
brevemente ‒ per non tediare il lettore in un elenco troppo vasto ‒ la prima raccolta poetica del 1994 con
la casa editrice Trito e Ritrito “Colpevoli d’innocenza” e l’ultima nel 2018 con Ace International “La morte non esiste”; in campo teatrale sono varie le collaborazioni
con registi quali Mattia Giorgetti, Nanni Fabbri, Buno Garilli, Maria
Grazia Bettini, Luigi Tani, Pino Manzari, Gherardo Coltri, Ruggero Jacobbi e le
rappresentazioni a New York, Lugano, Mantova, Milano, Roma, Verona.
“Il pompiere salta cavallerescamente
il kamikaze” è
suddiviso in quattro parti, la prima denominata “Scene di vita da un cimitero”
presenta le date 1942-1958; la seconda “Alfredo, non fu possibile diversamente”
vede come determinazione gli anni che vanno dal 1980 al 1988; la terza “Lea, il
malessere dell’attesa” va dal 1995 al 2007; infine la quarta “Parole di sesamo”
che chiude la raccolta con un pugno di versi che mettono in luce ciò che si è
seminato nelle precedenti parti.
La raccolta di cui parleremo in questa
intervista è risultata
vincitrice nel 2011 al Premio “Garcia
Lorca” di Torino.
A.M.: Angelo ti ringrazio per aver
accettato questa intervista. Vorrei partire da una domanda che forse ti avranno
già rivolto ma a cui non posso fare a meno: “Il
pompiere salta cavallerescamente il kamikaze”, perché un titolo così
particolare?
Angelo
Lamberti: Colgo l’occasione di questa
intervista per dire che il libro è uscito soprattutto per le insistenze di
Giorgio Bàrberi Squarotti, il quale, per convincermi alla pubblicazione, mi ha
sedotto con il dono della sua preziosa prefazione. Nella prefazione Bàrberi
Squarotti svela il mistero del
titolo, che mi è stato ispirato dalla didascalia di un’immagine calcistica, più
precisamente di un derby milanese disputato nei primi anni cinquanta. Infatti,
il “Pompiere” è l’ex centravanti del Milan Gunnar Nordhal; il “Kamikaze” è l’ex
portiere dell’Inter Giorgio Ghezzi. Il ricordo della succitata didascalia, lo
devo alle letture (quand’ero bambino) del quotidiano socialista “l’Avanti”, a
casa di mio nonno. Il cosiddetto mistero
è poeticamente svelato a pagina 40 del volume. Nelle sezioni che compongono la
silloge, può esserci per il lettore, il mistero di un altro titolo, aggravato perdipiù,
(per colpa mia), da un refuso. Si tratta del titolo assegnato a una sezione:
“unciduncitrinciquariquarinci”,
che altri non è che un conteggio giocoso e progressivo,
(uno-due-tre-quattro-cinque...), armoniosa-mente deformato a
scioglilingua-filastrocca, e adottato da noi bambini a mo’ di conta, per l’assegnazione
dei ruoli nei giochi di gruppo.
A.M.: La tua silloge presenta numerosi
cenni autobiografici di forte rilievo come la nascita durante la guerra in una
stanza del cimitero o come il ritorno di un padre lontano. Perché l’uomo
attraverso l’arte sente l’esigenza di raccontare la sua vita?
Angelo
Lamberti: Forse per la conferma e la
conseguente sublimazione di un tempo vissuto. Fors’anche per una romantica (e/o
poetica) forma di risarcimento spirituale.
A.M.: Nella lirica “La casa dell’infanzia”
scrivi: “[...] Mi aspetta un lavoro di raspa e di lima/ora che sciolgo il
nodo della memoria/e come al suo vizio il baro/mi corro incontro a ritroso//
[...]”. Ed ancora nella lirica “Asilo di Castel d’Ario”: “[...] e la memoria
non ha più pagine/per rintracciare intrecci/ormai privi di trama// [...]”.
Angelo
Lamberti: Quando accade che l’essere
umano – il poeta – incorre nella necessità di intraprendere un viaggio nel suo
passato? Non so se e quando l’uomo – il poeta - senta esattamente questa
necessità. Per quanto mi riguarda, penso di averla sempre avuta; in ragione
anche di un’infanzia (la mia) segnata da episodi ed eventi indelebilmente
impressionabili.
A.M.: Ne “Il pompiere salta
cavallerescamente il kamikaze”, la figura di tuo padre è quella che compare
maggiormente, dalla sua lontananza al suo ritorno, dalla sua attività di
barbiere alla sua morte, dal vestito della domenica che diviene l’abito
funerario, alle continue domande sulla vita di un uomo dipinto: “[...] come premeditato riflesso/
d’universo://ogni volta diverso.”
Angelo
Lamberti: Parlare di mio padre me lo
impone l’umana valutazione di un rapporto (il nostro) caratterizzato da scambi,
che hanno avuto momenti intensi quanto fortemente aspri e contradditori;
all’inizio certamente più bui che luminosi. Nella raccolta, già dall’inizio ho
cercato di dare una traccia del clima che si respirava nella realtà famigliare,
con il capitolo introduttivo dal titolo: “Risaie e rasoi” (pagina 17). È stato
un rapporto condizionato e difficile, a volte con esiti contrari ai nostri
reali sentimenti e alla nostra volontà
(“Non fu possibile diversamente” – pagina 25). Con mia madre il rapporto
è stato più dolce e comprensivo. Della raccolta mi limito qui a segnalare una
poesia: “L’acqua nell’acqua”, (pagina 67), che, senza dilungarmi in
pleonastiche spiegazioni, (esplicitarla negli anfratti delle sue ragioni, mi
occuperebbe diverse pagine), vuole essere la dichiarata speranza che ci sia un domani, in un altrove, (altrimenti il vivere sarebbe inutile), in cui io la possa
rivedere e riabbracciare, come quaggiù la nuvola di pioggia diventa un tutt’uno
con l’acqua del fiume...
A.M.: La Solitudine. Un dono e una
dannazione.
Angelo Lamberti: Più che un dono e/o una dannazione, la
solitudine è una condizione. Vedasi: Gesù Cristo: “Elì, Elì, lemà sabactani?”; Salvatore Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuor della terra...”; Leo Longanesi: “Sono talmente solo, che lo specchio non mi riflette più.” Il poeta:
laureato/e non/malinconico/solingo/depresso/, paradossalmente può finanche ringraziare la dannata Solitudine, per
avergli ispirato ed elargito, il dono di versi divini. Da parte mia, credo che
la solitudine, unita alla vecchiaia, sia la miglior preparazione per la
conoscenza della Morte. (Dico questo anche in ragione degli anni che ho
trascorso in un cimitero, (sedici, in un periodo, che va dalla nascita
all’adolescenza), che mi induce a ritenere d’essere, (seppur da teorico dilettante), un esperto in materia).
A.M.: Eugenio Montale in un’intervista del
1959 sostiene che i poeti sono i lettori dei poeti, e che non c’è un vero e
proprio mondo di lettori di poesia. Pensi che Montale avesse ragione?
Angelo
Lamberti: Montale aveva ragione. Del
resto lui stesso ha ammesso che quando doveva dichiarare verbalmente o apporlo
per iscritto sui dei documenti, qual era la sua effettiva professione,
preferiva adottare quella generica di Giornalista.
Quello della poesia è un mondo frequentato da soggetti che formano, loro
malgrado, un circolo chiuso di emarginati (vedi l’albatro dalla “Ballata di un marinaio” di Coleridge). Anche se
(umoristicamente quanto giustamente) Gesualdo Bufalino dice che: “Tutti al mondo
sono poeti, persino i poeti.” In concreto c’è da dire che viviamo in un’epoca
in cui le case editrici privilegiano, (prevalentemente), quegli scrittori che
assicurano loro un vantaggio economico. Ecco quindi spuntare e crescere come
funghi, cultori della remunerativa forma cosiddetta del: noir, giallo, suspense, thrilling... Fermo
restando che la forma di scrittura più difficile e poco redditizia, rimane per
me quella teatrale. Del resto il più grande scrittore di tutti i tempi
(Shakespeare) è diventato Shakespeare scrivendo per il teatro; forma oggigiorno
mal-considerata dagli Editori.
A.M.: Ogni poeta ha un fanciullesco
riferimento, mi piace denominarlo “un padre di poesia”. Quali sono i versi che
ti hanno amorevolmente seguito nel corso della tua giovinezza?
Angelo
Lamberti: “L’albero a cui tendevi/ la pargoletta mano...” Successivamente ho
amato un numero sterminato di poesie partorite,
tra gli altri, da: Leopardi, Baudelaire, Dickinson, Rimbaud, Kavafis,
Ungaretti, Montale, Corazzini, Borges, Landolfi, Caproni, Campana, Bufalino,
Neri Pontiggia, Cappi, Malagò, etc... Per la mia formazione poetica, un “grazie” cordiale, devoto e senza
confine lo devo riconoscere ed elargire a Franz Kafka e a Umberto Bellintani
(il quale mi considerava: “un figlio spirituale”). Umberto Bellintani lo vorrei
inoltre ricordare per una sua caustica affermazione: “Le poesie vanno lette nel silenzio più assoluto, e nella più completa
solitudine. Ecco perché ritengo che il luogo più congeniale sia il cesso.”
A.M.: Come ti sei trovato con la casa
editrice Negretto Editore? La consiglieresti?
Angelo
Lamberti: Con Silvano Negretto c’è da
sempre un rapporto di amicizia, di stima, e di affinità ideologiche, che si è
graniticamente confermato e consolidato nel corso degli anni. Consiglio a
trecentosessanta gradi la Casa Editrice Negretto, precisando però, (onde
evitare malintesi), che il titolare (Silvano Negretto) non ha mai pubblicato (non ne sarebbe capace) da Imprenditore
sensibile alle esigenze di un successo economico, ma soprattutto (sarebbe forse meglio dire unicamente) da Editore sensibile
alle ragioni intellettuali ed ideologiche che può rintracciare e cogliere tra
le parole scritte cui è sottoposto a valutare.
A.M.: Salutaci con una citazione...
Angelo
Lamberti: “Il coito quale punizione della felicità di stare
insieme.” ‒ Franz Kafka
“La morte non esiste.” ‒ Umberto
Bellintani
“C’è chi crede che la rettitudine sia
una disfunzione intestinale.” ‒ Giuliano Parenti
“Una testa può anche non servire,
quando c’è un cappello.” ‒ Angelo Lamberti
A.M.: Angelo ti ringrazio per il tempo che
hai concesso a questa intervista e ti saluto anche io con quattro autori
provando a continuare la conversazione. Cito Henri Frederic Amiel “Tutte le colpe producono da sé la propria
punizione.”; Arthur Schopenhauer “Non
v'è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo.”; Fedro
“Sopporta che ti siano pari nella dignità
quelli che sono inferiori a te per valore.”; ed infine Harold Pinter “È impressionante a quanta gente la propria
testa serva unicamente quale supporto per i capelli e i cappelli.”.
Written by Alessia Mocci
Ufficio
Stampa Negretto Editore
Info
Sito
Negretto Editore
http://www.negrettoeditore.it/
Acquista “Il
pompiere salta cavallerescamente il kamikaze”
https://www.amazon.it/pompiere-salta-cavallerescamente-kamikaze/dp/8895967186
Facebook
Negretto Editore
https://www.facebook.com/negrettoeditoremantova/
Sito Odori
Suoni Colori
http://www.odorisuonicolori.it/
Fonte
http://oubliettemagazine.com/2018/11/08/intervista-di-alessia-mocci-ad-angelo-lamberti-vi-presentiamo-il-pompiere-salta-cavallerescamente-il-kamikaze/