ICE AGE
Facciamo un giro pericoloso e poi come se niente fosse ritorniamo da dove siamo venuti. La semplicità di queste cose è così chiara e così assurda. Una musica che torna ad essere rumore. All’inizio era solo rumore poi le note s’incontrarono sul pentagramma e qualcuno le mise in fila e le fece suonare e la melodia ci catturò tutti.
All’inizio era solo rumore ciò che gli uomini facevano. Ritmi lenti o veloci, coi loro tamburi, uno scandire il battito terrestre nelle terre dove la vita era semplice. Le stelle si spengono come le lampadine. I buchi neri risucchiano le luce. L’universo sta correndo verso un punto dal quale è iniziato. Un punto minuscolo come un quark. Un quanto appena, un millesimo di millesimo di atomo è tutta l’essenza che ci rende pazzi e ci fa sprecare il tempo in formule incomprensibili. Ho cercato di spiegarmi il mio essere, ho cercato di analizzarmi seguendo leggi umane, ma non si può andare oltre il buio se non si conosce la luce.
Gli uomini non la vedono più la luce oscura, si limitano a quella solare. Hanno ripiegato su se stessi come cere calde consumate dalle esistenze vuote. Non hanno seguito appieno il loro istinto fino alla distruzione totale, hanno scoperto il dio del loro Io che gli vieta di essere se stessi fino alla fine.
Se potessero fermarsi un attimo e tornare al rumore, specie coloro che credono solo nella melodia, allora svuotando il proprio petto dai ritmi della civiltà ritroverebbero quel battito all’unisono colla madre terra, quel battito di figli della terra che li ha abbandonati secoli fa.