il jolly
Io sono un jolly (termine che prendo a prestito dal libro”l’enigma del solitario”di Gaarder).
Io sono una che si chiede il perché delle cose. Io sono una scomoda, che non accetta le cose così come stanno, che cerca di farlo notare agli altri e se ne prende tutte le conseguenze.
Io sono una outsider, una fuori dal coro, una voce solista che grida nel deserto di un paese muto.
Perché “soltanto il jolly conosce la verità”.
Quando parlano del terzo occhio credo che si riferiscano a questo. Ci sono persone che riescono a vedere i meccanismi delle cose, della vita stessa, e dopo averli capiti cercano di spiegare agli altri come stanno le cose ma il più delle volte la loro voce rimane inascoltata.
Come un meccanico ho osservato il motore della vita e tutti i pezzi che la compongono, ho scoperto meccanismi vecchi e nuovi, ho scoperto scintille là dove non ci dovevano essere e vuoti dove sembrava ci fosse solo pieno.
“ma c’era di più:anche come filosofo il pater era un jolly. Affermava che vedeva
cose bizzarre cui tutti gli altri erano ciechi.”
Tutti si svegliano ogni mattina, chi presto chi tardi, però solo pochi si svegliano veramente. Sceso il primo piede giù dal letto eccoli pronti a immergersi in quella reta che si sono costruiti da soli, e che molti adesso chiamano matrix.
Le solite azioni, i soliti problemi, i soliti pensieri li riempiono non appena si avviano al bagno e iniziano la giornata di sempre.
Per il jolly è diverso perché lui è capitato in questo mondo con questo terzo occhio sempre aperto e col quale riesce a vedere fin troppe cose e troppo a fondo.
“ma non si tratta soltanto di cose che vedo. Sono cose che sento dentro. Sento di essere
una creatura traboccante di vita….una pianta straordinaria….con pelle e capelli e tutto
il resto….” (dal libro sopraccitato)
Ma quando il jolly prova a spiegare certe cose sulla vita agli altri allora lì rimane fregato. Rendere qualcuno consapevole di se stesso è la cosa più difficile che uno possa provare a fare a qualcun altro. “ora non ho tempo per queste cose”, oppure “non fare lo psicoterapeuta”,queste le scuse più banali per non scoprire ciò che c’è dietro il palcoscenico della commedia umana.
Così spesso il jolly, stancatosi della sua missione inutile per aiutare il genere umano ad aiutare se stesso, preferisce rimanere ai margini e osservare come va a finire. E’ un po’ come assistere ad un omicidio,esser presenti e lasciare che tutto avvenga senza intervenire, perché si sa che anche intervenendo l’assassino ucciderà lo stesso.
Perché le persone in realtà non vogliono sapere chi sono e come sono, dove vanno e perché fanno certe cose. No, le persone vogliono continuare a vivere così come vivono ogni giorno, altrimenti dovrebbero affrontare un cambiamento troppo radicale e non si sentono pronte, non sono mai pronte per farlo.
Io sono un jolly e non scrivo per aprire gli occhi di nessuno,né per farmi guardare negli occhi, vi dirò che non me ne frega più niente di mostrare agli altri ciò che sono. Certuni ci son rimasti secchi e nemmeno immaginavano il meccanismo segreto del loro orologio inceppato.
Ci sono troppi malati che non vogliono guarire e gli esseri umani sono diventati dei vigliacchi indissolubili. Si spaventano di se stessi, di prendere in mano la propria vita e farne qualcosa di vivo.
Io sono un jolly e dico le cose come stanno. Mi odieranno, sì, mi detesteranno,ma non mi tirerò mai indietro per nascondere la verità. Io non starò muta.