Rimanere Incinta
Un comodo approfondimento sulle metodologie più diffuse tra le donne per incrementare le probabilità di riuscire a restare incinte.
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Un comodo approfondimento sulle metodologie più diffuse tra le donne per incrementare le probabilità di riuscire a restare incinte.
C’è un bambino in classe che non sta mai fermo. Non riesce a scrivere bene, ha bisogno sempre d’aiuto.
C’è un bambino in classe che disturba tutti, che disturba persino la maestra. Le sputa addosso, grida come un ossesso.
C’è un bambino in classe che ha perso il padre, caduta da un’impalcatura. Egli non sta fermo un attimo, non sta seduto composto, non segue la lezione.
C’è un bambino in classe che non segue nessuna regola eppure la maestra lo sgrida parecchie volte.
C’è un bambino in classe che sembra non sentire ciò che gli altri dicono. Egli lancia le sedie, apre la porta ed esce dalla classe.
C’è un bambino in classe così irrequieto e ingestibile che le maestre se lo passano da una classe all’altra per non doverlo sopportare per troppe ore.
C’è un bambino in classe che urla il suo dolore, che vorrebbe rompere tutti i vetri della scuola per riavere suo padre ma nessuno lo capisce.
La maestra chiama la mamma del bambino. La mamma viene a scuola. La maestra dice alla mamma, davanti a tutta la classe, che suo figlio è un bambino terribile, che non riesce a star fermo, che non vuole imparare. La mamma si mette a piangere, dice che lei non sa cosa fare, che suo figlio è così da quando è morto il padre.
La maestra dice che vuole chiamare i servizi sociali. La mamma supplica di non farlo altrimenti le tolgono il figlio. La maestra le dice di portarselo a casa e di dargli un litro di camomilla al giorno oppure di farsi prescrivere qualcosa dal pediatra.
La mamma assicura che lo farà sicuramente. Porta con sé il bambino e la maestra è contenta perché sa che per qualche giorno il bambino non verrà a scuola.
Il bambino ha lasciato un disegno colorato prima. Nel disegno c’è un grande albero sotto il quale ha disegnato delle persone, vicine. In fondo al foglio c’è un’altra figura distante da tutte le altre, quasi fuori dal foglio. Poco prima il bambino stesso mi aveva spiegato il suo disegno, in un momento di calma,perché io volevo capire chi erano le persone nel disegno.
La figura in basso, quasi fuori dal foglio, era il padre. Ho detto alla maestra che forse quel bambino aveva bisogno di aiuto psicologico e non di esser tolto alla madre dai servizi sociali. La maestra mi ha detto “stai zitta, tu non hai esperienza”.
C’è un bambino in classe, ha degli occhi dolcissimi e mi sorride e mi parla tranquillo, mentre scrive le lettere dell’alfabeto, ed io l’ascolto, lo seguo, capisco cosa prova, lo sento il suo dolore.
Questo bambino non è più venuto a scuola, è stato tolto alla madre e messo in una casa famiglia dove lavorano persone di una cooperativa che non hanno nessuna qualifica per fare il lavoro che fanno, perché sono là grazie ad una raccomandazione.
Gli altri bambini sembrano aver dimenticato tutto di lui, nemmeno chiedono di lui. Tutto continua come se niente fosse successo. Eppure un bambino è stato abbandonato a se stesso, perché nella scuola non c’era una maestra che potesse capirlo e uno psicologo che potesse aiutarlo, e la madre non poteva pagarsene uno.
Questo bambino mi è rimasto nel cuore e forse urla ancora e nessuno l’aiuta a superare il dolore della morte. Questa è la scuola dove crescono i nostri figli. Questa è la scuola dove i futuri uomini dovrebbero imparare a vivere e a non lasciar fuori chi ha un problema o chi è considerato diverso.
Nemmeno la maestra ha colpa, povera donna, la quale anziana com’era conosceva solo la disciplina scolastica antica e non l’umanità della pedagogia moderna.
Ma se c’è qualcuno che può intervenire dovrebbe iniziare da lì, sì, proprio dal fornire un supporto psicologico alle madri e ai bambini che hanno difficoltà o disagi nell’ambito scolastico. Ma ormai non ci sono più soldi nemmeno per i maestri, figuriamoci per uno psicologo a scuola! Eppure la scuola è la base, specialmente la materna e la elementare, per la crescita e lo sviluppo sano di tutti i bambini.
Ma cosa insegnano nella nostra scuola italiana? Insegnano che i problemi non si possono risolvere e che basta farli uscire dalla porta perché tutto torni ok. Che bell’esempio per tutti quei bambini che hanno vissuto e visto tutto quello che ne è stato di quel bambino, un bell’esempio davvero. Se io fossi ministro dell’istruzione rinuncerei al mio intero stipendio per far includere gli psicologi in tutte le scuole, non soltanto alle superiori.
Ma forse la Gelmini non capisce queste priorità perché non ha figli. Se si devono risolvere i problemi della scuola li si devono risolvere alla base e non partendo dagli stipendi dei maestri e diminuendone il numero per recuperare soldi.
Approfitto di questo argomento aperto per parlare delle case famiglia dove vengono portati quei ragazzi o bambini che hanno bisogno di aiuto. Ci sono persone valide in molte di queste case, intendo persone qualificate che hanno studiato e sono in grado di dare davvero un aiuto prezioso a tutti. Ma nella maggior parte dei casi, e mi riferisco alla mia regione di appartenenza, la quasi totalità del personale che lavora nelle case famiglia è totalmente non qualificata per le mansioni e i profili professionali che vengono invece a rivestire e questo a danno di chi necessita di un supporto professionale e psicologico valido. Poi questi ragazzi, difficili e che non ricevono le cure adeguate, scappano da queste case e vanno in giro a rubare e ad ammazzare gente, e la colpa ricade sempre su di loro, non su chi non è in grado materialmente di aiutarli.
Ma non c’è nessuno che controlla niente, anzi spesso sono proprio coloro che dovrebbero controllare il personale di queste case che forniscono personale non qualificato per lavorare là dentro.
Se già si trovano tante incompetenze nella scuola stessa, che deve render conto ai genitori, almeno ogni tanto, figuratevi in queste case, che non devono rendere conto a nessuno, perché questi ragazzi spesso i genitori nemmeno ce li hanno.
L’argomento mi sta molto a cuore e mi sono un po’ dilungata, ci vorrebbe un intervento serio da parte di autorità competenti. Ma se uno non sa cosa succede veramente nelle scuole come fa a intervenire? Perché non credo che la ministra ci abbia trascorso abbastanza tempo per capire quali sono le vere carenze della scuola. Si parla delle strutture esterne, degli edifici ma non si pensa mai a ciò che sta dentro e non va.
Tagli su tagli e qual è il risultato?Voi siete soddisfatte della scuola che frequenta vostro figlio? Cosa cambiereste? Cosa c’è secondo voi che non è stato ancora cambiato e va male?
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La caffeina e la nicotina sono le droghe preferite dalle donne, tranne le nuove generazioni che hanno sperimentato e preferiscono quelle non casalinghe. Intendo casalinghe non nel senso che si creano a casa ma perché sono quelle droghe di cui le donne hanno bisogno per vivere ogni giorno, da quando si alzano al mattino fino a prima di andare a dormire la sera.
Una delle due, o tutt’e due insieme come mix ideale e indispensabile, servono a tenersi sveglie, ad affrontare una nuova giornata o a chiuderne una disastrosa, ad aver la forza di tener su la schiena quando invece si vorrebbe star distese per ore.
L’unico profumo veramente desiderabile è quello del caffè e la prima tazzina è la prima dose di una lunga serie per un pieno che riesca a farti finire la giornata senza aver combinato disastri, quando ci si riesce, nonostante il carburate sia stato assimilato. In vita mia non ho mai conosciuto nessuno che facesse a meno dell’uno e dell’altro, facendo eccezione per quelli facente parte di qualche ordine religioso ferreo, e quella tazzina fumante apre le porte del mattino anche agli animi più disperati.
E’ la linfa divina, il vero cibo degli dei, quello che scende giù per la gola e apre le valvole dell’energia.
Pochi minuti di pausa, davanti al caffè fumante, una sigaretta tra le dita, e tutto può riprendere il suo ritmo. Dalla casalinga all’impiegata,dalla fioraia alla dottoressa, tutte prendono la stessa droga.
E la sigaretta è l’amica del cuore della tazzina di caffè. E quando la dose ha finito l’effetto bisogna ricorrere ad una nuova quantità. In questo non ci sono differenze tra i sessi, almeno in questo, e mariti e mogli si ritrovano davanti alla tazzina di caffè con la stesso desiderio di svegliarsi e lo stesso bisogno di carburare per affrontare la lunga e impegnativa giornata.
Il caffè è diventato un rito, una passione indiscussa, e ha contagiato persino quei paesi dove la bevanda nazionale era un’altra. Il cappuccino è diventata una parola internazionale e il caffè espresso un must per molti popoli.
La caffeina è il carburante per il corpo, eppure molti esperti dicono che l’energia non è data dal caffè ma dallo zucchero messo nel caffè. La nicotina di energetico non ha nulla ma una volta presa la prima volta non se ne può fare a meno. Certo gli effetti collaterali, in confronto a certe droghe pesanti sono minimi: tumore ai polmoni, difficoltà respiratorie, morte…ma per lo stato queste non sono conseguenze gravi no? E quindi le sigarette si possono acquistare tranquillamente ogni giorno.
Anche l’uso del caffè, se smodato, ha delle conseguenze più o meno gravi, ma lo si può acquistare anche questo tranquillamente ogni giorno, come un alimento qualsiasi.
Secondo voi, chi beve magari latte e orzo di mattina non arriva alla sera, o quanto meno non riesce a fare tutto quello che un’atra persona fa bevendo caffè e fumando sigarette?
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