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LIBERTUS

libertus e' un blog in cui si trattano tutte le principali notizie e curiosita' della rete. Il blog abbraccia molti interessi, l'attualita', la cronaca, il costume, la societa', lo sport con un breve commento dell'autore e lasciando spazio a chiunque lo volesse di dire le proprie opinioni e impressioni sui fatti. Nessun commento sara' rimosso da questo blog a meno che il suo contenuto non sia offensivo, non tanto nei confronti dell'autore, ma nei confronti del civile e corretto dibattere

vita da poveri

Ci si alza col buio, dopo aver dormito su un materasso semiortopedico ormai quasi sfondato e macchiato in varie parti. Il padre e la madre devono un caffè di corsa e poi il padre esce. La figlia bolle il latte per il piccolo che ingurgita nel frattempo cinque brioscine prima di bere il primo sorso.
La madre è andata nelle camere da letto e ha rifatto i letti. Poi veste il piccolo e urla che si è fatto tardi. Il piccolo fa i capricci e non vuole andare, non gli piace la scuola. La madre lo porta a scuola. La figlia si veste e parla al cellulare con le compagne di classe. Il citofono suona e la figlia scende e va a scuola con una compagna.
La madre torna dalla scuola, dopo aver lasciato il piccolo, che scalciava e urlava contro di lei e la maestra. Sparecchia la tavola e pulisce i piatti. Spolvera e pulisce la casa. Affaccia al balcone e parla con la vicina di casa.
La figlia , a scuola, confessa all’amica di esser stata col salumiere del supermercato, sposato e con figli, che le ha regalato un cellulare bellissimo. La compagna l’ammira e dice che dovrebbe trovarsi anche lei un fidanzato ricco. Durante la ricreazione la madre la chiama al telefono chiedendole di passare dal panificio prima di tornare a casa perché manca il pane. La figlia dice che non può. La madre urla.
La madre ha finito di parlare con la vicina della sua soap preferita, inizia a cucinare. Il piccolo torna a casa. Il piccolo apre il frigo, beve una coca cola e mangia un gelato. La figlia torna a casa. La figlia apre il frigo e beve una coca cola e mangia uno yogurt.
La madre apparecchia e si siedono a tavola. Il piccolo vuole altra pasta col sugo e altre patatine fritte. La figlia non vuole né pasta né patatine, è a dieta. La madre urla che deve mangiare. La figlia urla che se ingrassa non troverà nessuno che la voglia sposare. La figlia va in camera. Il piccolo ha mangiato anche la porzione della sorella.
La madre sparecchia e pulisce i piatti e la cucina. Il piccolo si siede davanti la tv e guarda i cartoni animati. La figlia è in camera e si sfoga al telefono con l’amica. La figlia apre lo zainetto e tira fuori degli snack comprati la mattina mentre va a scuola. Il cioccolato le calma il rancore verso la madre.
La madre, finite le pulizie, si siede nel divano e guarda la tv. Il piccolo va in camera e gioca col cellulare di mamma.
Nel pomeriggio torna il padre affamato e stanco. La madre apparecchia di nuovo. Riempie il piatto di pasta e poi gli dà le patatine. Il padre mangia e chiede altre patatine. La madre dice che le ha finite il figlio. Il padre urla. La madre frigge dei wurstel e glieli dà. Il padre si alza e va in camera da letto dove si cambia. La madre prepara due panini e li dà ai figli. Poi sparecchia e pulisce i piatti.Lei non mangia per cena, è a dieta. Il padre fa la doccia e poi si siede sul divano e guarda la tv.
Il piccolo si siede accanto al padre e scherza con lui. La figlia abbraccia il padre e gli fa vedere il nuovo cellulare, dicendo che glielo ha regalato una sua compagna di classe ricca. Il padre lo ammira e prova i giochini che ci sono. Il piccolo si avvicina a lui, è curioso. Suonano alla porta. Sono i vicini di casa. Entrano. La madre offre un caffè. I padri guardano la tv e devono il caffè. Il piccolo guarda la tv. Le madri chiacchierano,bevono il caffè e mangiano dei pasticcini. La figlia è in camera e parla al cellulare con il suo fidanzato segreto.

il jolly

Io sono un jolly (termine che prendo a prestito dal libro”l’enigma del solitario”di Gaarder).
Io sono una che si chiede il perché delle cose. Io sono una scomoda, che non accetta le cose così come stanno, che cerca di farlo notare agli altri e se ne prende tutte le conseguenze.
Io sono una outsider, una fuori dal coro, una voce solista che grida nel deserto di un paese muto.
Perché “soltanto il jolly conosce la verità”.
Quando parlano del terzo occhio credo che si riferiscano a questo. Ci sono persone che riescono a vedere i meccanismi delle cose, della vita stessa, e dopo averli capiti cercano di spiegare agli altri come stanno le cose ma il più delle volte la loro voce rimane inascoltata.
Come un meccanico ho osservato il motore della vita e tutti i pezzi che la compongono, ho scoperto meccanismi vecchi e nuovi, ho scoperto scintille là dove non ci dovevano essere e vuoti dove sembrava ci fosse solo pieno.
“ma c’era di più:anche come filosofo il pater era un jolly. Affermava che vedeva
cose bizzarre cui tutti gli altri erano ciechi.”
Tutti si svegliano ogni mattina, chi presto chi tardi, però solo pochi si svegliano veramente. Sceso il primo piede giù dal letto eccoli pronti a immergersi in quella reta che si sono costruiti da soli, e che molti adesso chiamano matrix.
Le solite azioni, i soliti problemi, i soliti pensieri li riempiono non appena si avviano al bagno e iniziano la giornata di sempre.
Per il jolly è diverso perché lui è capitato in questo mondo con questo terzo occhio sempre aperto e col quale riesce a vedere fin troppe cose e troppo a fondo.
“ma non si tratta soltanto di cose che vedo. Sono cose che sento dentro. Sento di essere
una creatura traboccante di vita….una pianta straordinaria….con pelle e capelli e tutto
il resto….” (dal libro sopraccitato)
Ma quando il jolly prova a spiegare certe cose sulla vita agli altri allora lì rimane fregato. Rendere qualcuno consapevole di se stesso è la cosa più difficile che uno possa provare a fare a qualcun altro. “ora non ho tempo per queste cose”, oppure “non fare lo psicoterapeuta”,queste le scuse più banali per non scoprire ciò che c’è dietro il palcoscenico della commedia umana.
Così spesso il jolly, stancatosi della sua missione inutile per aiutare il genere umano ad aiutare se stesso, preferisce rimanere ai margini e osservare come va a finire. E’ un po’ come assistere ad un omicidio,esser presenti e lasciare che tutto avvenga senza intervenire, perché si sa che anche intervenendo l’assassino ucciderà lo stesso.
Perché le persone in realtà non vogliono sapere chi sono e come sono, dove vanno e perché fanno certe cose. No, le persone vogliono continuare a vivere così come vivono ogni giorno, altrimenti dovrebbero affrontare un cambiamento troppo radicale e non si sentono pronte, non sono mai pronte per farlo.
Io sono un jolly e non scrivo per aprire gli occhi di nessuno,né per farmi guardare negli occhi, vi dirò che non me ne frega più niente di mostrare agli altri ciò che sono. Certuni ci son rimasti secchi e nemmeno immaginavano il meccanismo segreto del loro orologio inceppato.
Ci sono troppi malati che non vogliono guarire e gli esseri umani sono diventati dei vigliacchi indissolubili. Si spaventano di se stessi, di prendere in mano la propria vita e farne qualcosa di vivo.
Io sono un jolly e dico le cose come stanno. Mi odieranno, sì, mi detesteranno,ma non mi tirerò mai indietro per nascondere la verità. Io non starò muta.

la tradizione dura a morire

Fin da piccola mi sono chiesta spesso il perché di tante cose. Crescendo questi perché si sono sposta dalla sfera della natura e della vita quotidiana a quella degli altri esseri umani.
Molto presto intuii che nella vita di questi altri individui c’erano certe cose nascoste, più complesse e meno chiare di ciò che appariva all’esterno. Intorno a me vedevo persone che vivevano una vita segnata già da millenni di storia e tradizioni che si trasmettevano da padre in figlio e che pareva lasciassero il mondo in uno status quo da cui non ci poteva essere evoluzione alcuna né sviluppo per un futuro diverso.
Gli stereotipi erano tanti ma moltissime persone non sanno nemmeno di rispecchiarne qualcuno. Sono totalmente ignari di aver seguito un tracciato che gli è stato segnato davanti e al quale si sono attenuti per tutta la vita, tranne quando sovviene un evento particolarmente tragico o piacevole a sconvolgere questo disegno.
Non riuscivo a capire per quale motivo tanta gente si giudicasse infelice e continuasse a condurre la vita di sempre non facendo nulla per migliorarla o per cambiare quello stato di cose per niente appagante. Lo stesso Pirandello, mio compaesano, notò quella maschera che la gente indossa ogni giorno e dietro la quale si agitano le più fervide passioni o le più oscure paure, la quale maschera rimane incollata al viso e alla vita di molte persone fino alla morte.
Poi ho scoperto che c’era la questione dell’adattamento. Queste persone si erano semplicemente adattate e conformate all’ambiente in cui erano nate e cresciute senza dubitare mai che potesse esistere un altro modo di vivere o un altro tracciato alternativo da seguire. Insomma si trattava di individui che ad un certo punto della loro vita invece di prendere in mano la loro vita e deciderne cosa farne si erano lasciate prendere dalla morsa della tradizione e avevano seguito passo passo il percorso senza mai volersene o potersene liberare.
Quei “vinti”di cui parla il Verga, siciliano anche lui, purtroppo non sono solo i poveri, i quali non possono sottrarsi alla loro misera vita, ma pure coloro che i mezzi per cambiare vita ce li hanno eppure rimangono fermi dove sono e vanno avanti vivendo come mummie prive di vita.
Il guaio è che una volta accettato un certo stato di cose come “senza uscita” si sono trovati, io faccio una supposizione, a dover per forza seguire la strada intrapresa da tutti, con la speranza di non avere sorprese lungo la via.
Anche quelli che da giovani hanno fatto fuoco e fiamme si sono piegati poi alle regole della tradizione che li voleva ammogliati,impiegati e piegati al dovere e alla famiglia. Eppure erano stati delle menti fervide e non mancavano certo d’intelligenza e neanche di mezzi economici per scegliere una diversa condizione di vita.
Certo alcuni sono riusciti ad andar via da questo gregge, fortunatamente per loro, e altrove hanno trovato uno stile di vita più autentico e privo di tutti quei tabù e dogmi assurdi che li voleva rendere schiavi di un sistema stabilito e permanente.
Purtroppo questi pochi eletti che hanno tastato l’altrove di terre nuove e più sane, tornando non sono riusciti a far cambiare idea a nessuno dei loro amici o conoscenti prigionieri ancora di una tradizione di secoli che li comanda come pecore stupide.
Allo stesso tempo capii che in fondo quelli che avevano scelto la strada di sempre lo avevano fatto per un bisogno di sicurezza e di stabilità che solo la tradizione pare dia, o faccia parere di avere. Infatti se si discute con tali persone nessuna di loro è contenta dello stato di cose in cui vive eppure una volta chiusa la porta di casa si sentono al sicuro e contenti di aver fatto la scelta giusta, anche se dentro di loro sanno che non sono che dei morti che fanno finta di vivere.

liberarsi del principe azzurro e della principessa

Sembrava che un gran passo fosse stato fatto quando finalmente le donne scoprirono se stesse, il proprio valore e la propria indipendenza. Invece ci sono ancora troppe donne in giro che sognano ancora il principe azzurro, in veste d’attore o di cronista magari,che le porti via da una vita noiosa e banale e le catapulti in un mondo di feste, sesso, soldi e Caraibi.
E non si tratta solo di piccole Cenerentole che lacrimano spolverando i mobili di casa, che esistono ancora purtroppo, ma anche di quelle virago che guidano auto sportive, sono piene di firme dalla testa ai piedi e si sbattono un uomo alla sera insieme ai drink superalcolici.
Dunque non ci sono differenze di ceto sociale o posizione professionale e queste povere sognatrici intramontabili si vedono ancora andare in giro son su scritto sulla fronte “Salvami” e pensano di scorgere il loro splendido salvatore nel dentista o nel giovane benzinaio o nel padre del compagno di classe del figlio…insomma,o sposate, o fidanzate, o ninfomani, hanno in mente quel principe bello e pieno d’amore che le porterà con sé in un impeto di passione che stravolgerà la loro vita.
Che sia dovuta alle favole che vengono raccontate alle bambine (stè Biancaneve e compagnia bella che nella vita non fanno altro che aspettare il principe che le risvegli) oppure per ciò che leggono nei romanzi o che vedono in televisione o nelle soap, non si come questa idea del salvatore sia entrata nel loro dna.
Ciò che si dovesse insegnare di veramente importante alle bambine fin da piccole a scuola è come stanno davvero le cose, come sono gli uomini reali e non descrivere principi da favola, risparmiando loro tanti sbagli e tante delusioni che pò le rendono schiave di relazioni opprimenti o di mariti per nulla regali. Si dovrebbero raccontare ai bambini storie vere altrimenti finiscono col credere ai sogni e inseguire ideali per tutta la vita e vivere per sempre scontenti.
Questo vale anche per gli uomini, è doveroso precisarlo, perché ci sono ancora troppi uomini che credono che le donne siano tutte delle aspiranti principesse e che amino i mazzi di rose, le cene a lume di candela e i principi azzurri; così essi si fingono tali e scoprono la loro pessima faccia solo dopo aver sposato le suddette fanciulle, le quali spesso, proprio per convolare a giuste nozze, lasciano loro credere di esserlo davvero delle principesse per poi trasformarsi in streghe durante gli anni di matrimonio.
Non sarebbe l’ora di dire come stanno veramente le cose ed evitare inutili voli dell’immaginazione con foto di coppia che guarda il tramonto stringendosi per mano e credendo che quest’immagine sia la verità. O meglio che duri per sempre? Perché la cosa peggiore, che si è aggiunta alla fine delle favole è stata proprio questo: “e vissero per sempre felici “. Si poteva essere più cattivi convincendo che il bello della favola duri per sempre? Questo finale è stato proprio crudele, anche perché anche ai tempi degli scrittori che hanno scritto queste favole le cose non andavano così; è vero non c’era il divorzio e le coppie rimanevano insieme a vita, ma il tradimento era diffuso lo stesso anche se nascosto, e inoltre la maggior parte dei matrimoni erano legami d’interesse e non d’amore e spesso i coniugi conducevano una vita separata tra di loro coperta solo dalla maschera del matrimonio.
Se già quindi queste favole non erano vere allora tanto più adesso è terribile raccontare queste storielle stupide ai bambini, meglio le fiabe con gli animali, sono più istruttive.
Mi è capitato spesso di sentire qualche amica o collega esclamare con tono sognante “ah, se solo a casa mi aspettasse Gorge Clooney o Raul Bova, invece devo accontentarmi di mio marito”. Ma queste donne sono davvero convinte che magari un attore sia una specie di uomo diversa dalla specie dell’uomo comune. Queste donne pensano che magari George vada in giro per casa ben rasato e in smoking oppure che a letto si comporti come Micky Rourke in “nove settimane e mezzo” o che sappia stare ai fornelli col grembiulino e nudo sotto e che al rientro faccia trovar loro il migliore dei piatti italiani.
Io credo che se davvero avessero la possibilità di vivere tutti i giorni con uno di questi attori, famosi e tanto sognati, io credo che cambierebbero presto idea sui loro adorati idoli. Poi se per caso le tali donne riescon a trovare un uomo che abbia una qualche somiglianza col loro ideale allora si buttano a capofitto e se lo sposano e poi si lamentano e magari divorziano perché non si è rivelato come pensavano che fosse, cioè la copia esatta del loro amato e bello attore.
Lo stesso succede a quegli uomini che hanno creduto di trovare la loro velina dei sogni, la loro Monica Bellocci o Cameron Diaz e se la sposano con la precisa convinzione, e invidia degli amici più cari, e poi si ritrovano una megera urlante per casa dopo soli due anni di matrimonio.
Non raccontiamo più balle, siamo fatte come siamo fatte e anche gli uomini son fatti come sono fatti e ci dovremmo accettare, se si vuole vivere una vera relazione e non una favola, così come siamo evitando di tentare di trasformare i rospi in principi e le colombe in principesse. Perché poi per colpa di tante delusioni e sogni infranti si rovinano matrimoni e famiglie, solo perché si è inseguito un ideale inesistente.

la scuola della vita

C’è un bambino in classe che non sta mai fermo. Non riesce a scrivere bene, ha bisogno sempre d’aiuto.

C’è un bambino in classe che disturba tutti, che disturba persino la maestra. Le sputa addosso, grida come un ossesso.

C’è un bambino in classe che ha perso il padre, caduta da un’impalcatura. Egli non sta fermo un attimo, non sta seduto composto, non segue la lezione.

C’è un bambino in classe che non segue nessuna regola eppure la maestra lo sgrida parecchie volte.

C’è un bambino in classe che sembra non sentire ciò che gli altri dicono. Egli lancia le sedie, apre la porta ed esce dalla classe.

C’è un bambino in classe così irrequieto e ingestibile che le maestre se lo passano da una classe all’altra per non doverlo sopportare per troppe ore.

C’è un bambino in classe che urla il suo dolore, che vorrebbe rompere tutti i vetri della scuola per riavere suo padre ma nessuno lo capisce.

La maestra chiama la mamma del bambino. La mamma viene a scuola. La maestra dice alla mamma, davanti a tutta la classe, che suo figlio è un bambino terribile, che non riesce a star fermo, che non vuole imparare. La mamma si mette a piangere, dice che lei non sa cosa fare, che suo figlio è così da quando è morto il padre.

La maestra dice che vuole chiamare i servizi sociali. La mamma supplica di non farlo altrimenti le tolgono il figlio. La maestra le dice di portarselo a casa e di dargli un litro di camomilla al giorno oppure di farsi prescrivere qualcosa dal pediatra.

La mamma assicura che lo farà sicuramente. Porta con sé il bambino e la maestra è contenta perché sa che per qualche giorno il bambino non verrà a scuola.

Il bambino ha lasciato un disegno colorato prima. Nel disegno c’è un grande albero sotto il quale ha disegnato delle persone, vicine. In fondo al foglio c’è un’altra figura distante da tutte le altre, quasi fuori dal foglio. Poco prima il bambino stesso mi aveva spiegato il suo disegno, in un momento di calma,perché io volevo capire chi erano le persone nel disegno.

La figura in basso, quasi fuori dal foglio, era il padre. Ho detto alla maestra che forse quel bambino aveva bisogno di aiuto psicologico e non di esser tolto alla madre dai servizi sociali. La maestra mi ha detto “stai zitta, tu non hai esperienza”.

C’è un bambino in classe, ha degli occhi dolcissimi e mi sorride e mi parla tranquillo, mentre scrive le lettere dell’alfabeto, ed io l’ascolto, lo seguo, capisco cosa prova, lo sento il suo dolore.

Questo bambino non è più venuto a scuola, è stato tolto alla madre e messo in una casa famiglia dove lavorano persone di una cooperativa che non hanno nessuna qualifica per fare il lavoro che fanno, perché sono là grazie ad una raccomandazione.

Gli altri bambini sembrano aver dimenticato tutto di lui, nemmeno chiedono di lui. Tutto continua come se niente fosse successo. Eppure un bambino è stato abbandonato a se stesso, perché nella scuola non c’era una maestra che potesse capirlo e uno psicologo che potesse aiutarlo, e la madre non poteva pagarsene uno.

Questo bambino mi è rimasto nel cuore e forse urla ancora e nessuno l’aiuta a superare il dolore della morte. Questa è la scuola dove crescono i nostri figli. Questa è la scuola dove i futuri uomini dovrebbero imparare a vivere e a non lasciar fuori chi ha un problema o chi è considerato diverso.

Nemmeno la maestra ha colpa, povera donna, la quale anziana com’era conosceva solo la disciplina scolastica antica e non l’umanità della pedagogia moderna.

Ma se c’è qualcuno che può intervenire dovrebbe iniziare da lì, sì, proprio dal fornire un supporto psicologico alle madri e ai bambini che hanno difficoltà o disagi nell’ambito scolastico. Ma ormai non ci sono più soldi nemmeno per i maestri, figuriamoci per uno psicologo a scuola! Eppure la scuola è la base, specialmente la materna e la elementare, per la crescita e lo sviluppo sano di tutti i bambini.

Ma cosa insegnano nella nostra scuola italiana? Insegnano che i problemi non si possono risolvere e che basta farli uscire dalla porta perché tutto torni ok. Che bell’esempio per tutti quei bambini che hanno vissuto e visto tutto quello che ne è stato di quel bambino, un bell’esempio davvero. Se io fossi ministro dell’istruzione rinuncerei al mio intero stipendio per far includere gli psicologi in tutte le scuole, non soltanto alle superiori.

Ma forse la Gelmini non capisce queste priorità perché non ha figli. Se si devono risolvere i problemi della scuola li si devono risolvere alla base e non partendo dagli stipendi dei maestri e diminuendone il numero per recuperare soldi.

Approfitto di questo argomento aperto per parlare delle case famiglia dove vengono portati quei ragazzi o bambini che hanno bisogno di aiuto. Ci sono persone valide in molte di queste case, intendo persone qualificate che hanno studiato e sono in grado di dare davvero un aiuto prezioso a tutti. Ma nella maggior parte dei casi, e mi riferisco alla mia regione di appartenenza, la quasi totalità del personale che lavora nelle case famiglia è totalmente non qualificata per le mansioni e i profili professionali che vengono invece a rivestire e questo a danno di chi necessita di un supporto professionale e psicologico valido. Poi questi ragazzi, difficili e che non ricevono le cure adeguate, scappano da queste case e vanno in giro a rubare e ad ammazzare gente, e la colpa ricade sempre su di loro, non su chi non è in grado materialmente di aiutarli.

Ma non c’è nessuno che controlla niente, anzi spesso sono proprio coloro che dovrebbero controllare il personale di queste case che forniscono personale non qualificato per lavorare là dentro.

Se già si trovano tante incompetenze nella scuola stessa, che deve render conto ai genitori, almeno ogni tanto, figuratevi in queste case, che non devono rendere conto a nessuno, perché questi ragazzi spesso i genitori nemmeno ce li hanno.

L’argomento mi sta molto a cuore e mi sono un po’ dilungata, ci vorrebbe un intervento serio da parte di autorità competenti. Ma se uno non sa cosa succede veramente nelle scuole come fa a intervenire? Perché non credo che la ministra ci abbia trascorso abbastanza tempo per capire quali sono le vere carenze della scuola. Si parla delle strutture esterne, degli edifici ma non si pensa mai a ciò che sta dentro e non va.

Tagli su tagli e qual è il risultato?Voi siete soddisfatte della scuola che frequenta vostro figlio? Cosa cambiereste? Cosa c’è secondo voi che non è stato ancora cambiato e va male?

la cellulite

Alcune donne, non voglio dire quasi tutte, all’inizio della stagione estiva, e certe volte anche prima, dopo la fatidica “prova costume”,si decidono al gran passo,ossia vanno dal giornalaio e comprano una qualche rivista che parli di come perdere peso in tre giorni o una settimana, fiduciose che il miracolo possa avvenire anche a loro.

Seguono una o due settimane di dieta ferrea, con tanto di grammi esatti e calorie relative, che le mette a dura prova. Poi, passate le due settimane di tortura, pesandosi sulla bilancia del dio peso notano che non hanno perso granchè di quello che speravano.

Nel frattempo guardando tv hanno scritto in un foglietto tutti quei prodotti che possono aiutare il miracolo ad avvenire e quindi sono corse in farmacia ad acquistare le pillole miracolose, quelle che tolgono la fame o quelle che modellano, e poi sono corse al negozio di prodotti di bellezza per fare il pieno di prodotti miracolosi, creme per i cuscinetti, pasticci di alghe e ossa di dinosauro triturate per scolpire le gambe, spray tonificante per le carni flaccide, gel per rassodare il seno a cascata,…ne escono con un sorriso beato e fiducioso e uno scontrino lungo quanto è vuoto il portafoglio che hanno in borsa.

Così ben disposte e piene di armi per combattere l’acerrimo nemico distribuiscono il loro esercito di prodotti sulla vasca da bagno, sul lavandino,sul comò e sui pensili della cucina, affinché nulla venga dimenticato, non preoccupandosi dei rimbrotti del marito tirchio, e superguardone delle veline, il quale ha perso da tempo la speranza che la propria moglie brutta e grassa possa trasformarsi nella principessa che aveva sposato molti anni fa.

La futura miracolata segue scrupolosamente i dosaggi e le indicazioni, ogni giorno ingurgita pillole, beve tisane, drena, depura, leviga, combatte il suo nemico su tutti i campi. Ma dopo le due lunghe settimane di patimenti pare che nessun dio voglia farle la grazia e inizia a sentirsi un po’ giù e si consulta con le amiche, che nel frattempo hanno dato il via anche loro alla conquista della linea perfetta e che sono lì pronte a parlare dei loro insuccessi e a cercar conforto proprio in colei che di successi non ne ha ancora visti e di cui non può dirsi che delusa e cretina.

Ma l’amica, amica del cuore o fidata confidente, le dice che c’è un centro dove fanno la mitica liposuzione che è la soluzione di tutti i problemi e lei prende telefona subito e prende un appuntamento, un po’ dubbiosa sul costo ma fidando in un finanziamento veloce per realizzare il suo sogno, e stavolta, si dice, sarà la volta buona, non come gli altri anni che il mare l’ho visto solo in televisione.

Quindi eccola seduta che firma, a insaputa del marito ovviamente, l’ennesima cambiale, che pagherà a piccole rate, così il marito non sospetterà nulla,e che le darà la gioia di un corpo perfetto.

Il giorno dell’operazione arriva e lei non teme nulla e non vede l’ora di scoprire la bella donna che c’è in lei. Naturalmente c’è la carissima amica che l’accoglie dopo l’operazione, curiosa di vedere i risultati e di prenotare anche lei l’intervento miracoloso.

Una volta a casa il costume è perfetto, scivola sul corpo con facilità e la donna, nuova e finalmente magra, si ammira allo specchio e immagina già i complimenti delle amiche. Poi va di là, in salone, dove lui è disteso sul divano, e aspetta il programma dei suoi desideri, e si mostra in tutta la sua bellezza al marito.

Il marito le dà un’occhiata, le fa un mezzo sorriso e torna a guardare la tv, sperando che le veline quella sera siano più svestite del solito. La signora miracolata torna delusa nella camera da letto e si rende conto che c’è ancora qualcosa che la rende diversa da quelle ballerine stupende. Cos’è mai, si chiede, cosa mi manca ancora? Che altro intervento dovrei fare? Inizia a riguardarsi allo specchio e l’indomani ne parla con l’amica, che da dolcissima amica del cuore le dice che sì, effettivamente di una tiratina qua e là ne avrebbe davvero bisogno.

Altra telefonata, altro appuntamento, altro finanziamento segreto, e poi via alla trasformazione completa.

Rieccola davanti allo specchio, ella ammira il suo viso liscio e rinnovato, le sue sopracciglia sollevate, le sue guance smagrite e il doppio mento sparito. Indossa un abito sexy e va di là, dal marito, il quale sta sdraiato, come ogni giorno dopo il lavoro, sul divano aspettando il programma che piace tanto al suo pisello. Eccola sfilare davanti allo schermo ,per attirare la sua attenzione e prendersi i complimenti meritati, dopo tanta fatica e tante operazioni.

Il marito le fa segno di spostarsi, prima con le buone, grugnendo, poi con le cattive inveendole contro. La signora delusa torna in camera da letto ,in lacrime: in cosa ho sbagliato? Si chiede. Eppure adesso ho l’aspetto di una giovane ragazza, che altro c’è che non va in me?

Il balletto delle veline è iniziato, il marito schiaccia il tasto per registrare anche questo pezzo di show gratuito e sogna in quale posizione vorrebbe mettere la velina che più desidera.

droghe innocue

La caffeina e la nicotina sono le droghe preferite dalle donne, tranne le nuove generazioni che hanno sperimentato e preferiscono quelle non casalinghe. Intendo casalinghe non nel senso che si creano a casa ma perché sono quelle droghe di cui le donne hanno bisogno per vivere ogni giorno, da quando si alzano al mattino fino a prima di andare a dormire la sera.

Una delle due, o tutt’e due insieme come mix ideale e indispensabile, servono a tenersi sveglie, ad affrontare una nuova giornata o a chiuderne una disastrosa, ad aver la forza di tener su la schiena quando invece si vorrebbe star distese per ore.

L’unico profumo veramente desiderabile è quello del caffè e la prima tazzina è la prima dose di una lunga serie per un pieno che riesca a farti finire la giornata senza aver combinato disastri, quando ci si riesce, nonostante il carburate sia stato assimilato. In vita mia non ho mai conosciuto nessuno che facesse a meno dell’uno e dell’altro, facendo eccezione per quelli facente parte di qualche ordine religioso ferreo, e quella tazzina fumante apre le porte del mattino anche agli animi più disperati.

E’ la linfa divina, il vero cibo degli dei, quello che scende giù per la gola e apre le valvole dell’energia.

Pochi minuti di pausa, davanti al caffè fumante, una sigaretta tra le dita, e tutto può riprendere il suo ritmo. Dalla casalinga all’impiegata,dalla fioraia alla dottoressa, tutte prendono la stessa droga.

E la sigaretta è l’amica del cuore della tazzina di caffè. E quando la dose ha finito l’effetto bisogna ricorrere ad una nuova quantità. In questo non ci sono differenze tra i sessi, almeno in questo, e mariti e mogli si ritrovano davanti alla tazzina di caffè con la stesso desiderio di svegliarsi e lo stesso bisogno di carburare per affrontare la lunga e impegnativa giornata.

Il caffè è diventato un rito, una passione indiscussa, e ha contagiato persino quei paesi dove la bevanda nazionale era un’altra. Il cappuccino è diventata una parola internazionale e il caffè espresso un must per molti popoli.

La caffeina è il carburante per il corpo, eppure molti esperti dicono che l’energia non è data dal caffè ma dallo zucchero messo nel caffè. La nicotina di energetico non ha nulla ma una volta presa la prima volta non se ne può fare a meno. Certo gli effetti collaterali, in confronto a certe droghe pesanti sono minimi: tumore ai polmoni, difficoltà respiratorie, morte…ma per lo stato queste non sono conseguenze gravi no? E quindi le sigarette si possono acquistare tranquillamente ogni giorno.

Anche l’uso del caffè, se smodato, ha delle conseguenze più o meno gravi, ma lo si può acquistare anche questo tranquillamente ogni giorno, come un alimento qualsiasi.

Secondo voi, chi beve magari latte e orzo di mattina non arriva alla sera, o quanto meno non riesce a fare tutto quello che un’atra persona fa bevendo caffè e fumando sigarette?

un futuro flessibile

Ci sono persone che hanno un futuro già deciso e programmato fin dalla nascita e a cui non si possono ribellare, pena: l’esclusione dalla famiglia. Mi riferisco a quelle famiglie in cui i figli finiscono col fare il lavoro del padre senza averne avuta né l’intenzione né la propensione.
Queste persone fin da piccole sono educate a non contrastare il volere del padre ed è la stessa madre che li convince a seguire la tradizione di famiglia. Così essi crescono senza poter scegliere e presto si piegano ai voleri del padre, convinti di fare la cosa giusta. Iniziano a lavorare, si sposano, hanno figli e tutto va avanti come è andato avanti quando erano i genitori ad aver subito la stessa imposizione che riguardava il loro futuro professionale.
Ci sono altre persone che questo futuro programmato non ce l’hanno e che anzi, più cercano di programmarlo e più si ritrovano con le mosche nelle mani. Una volta le persone senza futuro espatriavano e trovavano al nord o in america un futuro migliore e una stabilità nuova per la famiglia. Adesso invece ci sono tante persone che vanno al nord o all’estero e continuano a non trovarla questa stabilità. Ma come dei vagabondi viaggiano di città in città all’inseguimento di contratti temporanei che non assicurano né il futuro né la vita stessa.
Molti di quelli che una volta son andati in America sono poi tornati da ricchi imprenditori o padroni. Adesso quelli che tornano al paese, dopo aver girato l’Italia e l’Europa in lungo e largo, tornano al paese più poveri di prima. La stabilità non si trova da nessuna parte ormai. Il progresso ha portato questa grande rivoluzione nelle vite degli uomini ed essi non riescono più a costruirsi una vita.
Qualcuno rimane scioccato quando sente che uno ha sparato ai figli e poi si è suicidato, oppure si è dato fuoco, oppure ha sparato nella folla uccidendo a caso persone sconosciute. Sapete qual è la cosa peggiore? E’ stato l’uomo stesso a dar vita al progresso, alla rivoluzione industriale, alle scoperte tecnologiche,…tante cose ha inventato l’uomo e adesso ne fa uso e consumo, eppure non ha una vita degna di questo nome. Rincorre se stesso l’uomo, insegue la sicurezza che non avrà mai più. Da quando ha lasciato i campi l’uomo si è perduto del tutto. E non trova più il gusto del lavoro e non è valutato più per ciò che sa fare, e non si sente più utile a niente e a nessuno.
Già il futuro è incerto, se si pensa a tutto quello che la natura può far succedere, se poi il futuro è pure flessibile, cosa rimane all’uomo? Il presente? Diteglielo voi di godersi il presente, perché domani non si sa, potrebbe finire per strada, lui coi suoi figli. Diteglielo voi che deve rinnovarsi ogni giorno per avere più chance professionali. Diteglielo voi a quest’uomo stanco che ormai è troppo vecchio per lavorare, eppure altri uomini mantengono il loro posto di lavoro oltre i settant’anni.
Così si distruggono gli uomini, a poco a poco, togliendogli le sicurezze della vita, il lavoro e la famiglia, e solo così si può far dell’uomo uno schiavo senza più la voglia di vivere. Un uomo che non può costruirsi un futuro sicuro diventa un uomo sbandato, depresso,arrabbiato e finito.

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