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Crioconservazione ovociti in caso di tumore

Quando l’idea di avere un figlio è lontana o ancora non si è concretizzata, in caso di diagnosi di tumore, prima di sottoporsi alla terapia oncologica è possibile ricorrere alla crioconservazione, ossia al congelamento degli ovuli (e per gli uomini del liquido seminale) al fine di salvaguardare la
possibilità di diventare genitori.

Chemioterapia e radioterapia sono gonadotossiche, compromettono cioè la fertilità e aumentano il rischio di menopausa precoce, spiega Enrico Papaleo, responsabile del Centro scienze della natalità dell’Irccs San Raffaele di Milano, dove vengono eseguiti 1.500 cicli di riproduzione
assistita all’anno.

Con le tecniche di procreazione medicalmente assistita possiamo prelevare gli ovociti e crioconservarli». Gli ovociti rimangono stoccati per anni e quando la coppia desidera una gravidanza, se non riesce a concepire spontaneamente, può utilizzarli. «Gli ovociti vengono scongelati e
fecondati in laboratorio con il liquido seminale del compagno», continua Papaleo.

«Gli embrioni, che dopo tre giorni si sono formati, vengono impiantati in utero e se la gravidanza inizia viene poi monitorata come qualsiasi altra gravidanza». La crioconservazione degli ovociti si pratica anche in caso di endometriosi (malattia ginecologica che compromette la fertilità e in
molti casi viene affrontata attraverso una menopausa indotta farmacologicamente) e di altre malattie sistemiche autoimmuni o genetiche che possono causare una menopausa precoce o per le
quali sono necessarie terapie a base di farmaci gonadotossici, come alcuni trattamenti sperimentali per la talassemia. } Il trattamento per preservare la fertilità, in caso di pazienti oncologiche, è coperto dal Servizio sanitario nazionale, anche se ancora in attesa di un formale riconoscimento, mentre è a carico della paziente in caso di malattie benigne, come l’endometriosi, e costa
circa 2.500 euro.